Circa otto ettari di vigneto e quattro di bosco, si trovano nella parte più occidentale e più fresca dei Colli Orientali del Friuli, a Savorgnano del Torre, tra i 175 e i 300 metri di altitudine.
Le Alpi e le Prealpi Giulie riparano la vite dalle fredde correnti del nord e il mare Adriatico a sud garantisce una benefica ventilazione.
Nascono vini la cui freschezza è una caratteristica molto riconoscibile.
Nella ricerca della massima espressione del terroir, come filosofia aziendale, hanno scelto di coltivare vitigni autoctoni, quei vitigni che sono nati o acclimatati da centinaia di anni sul suolo friulano.
Se ne trovano di due tipi all’interno del territorio. Pochi chilometri separano le due zone ma differente microclima e diversità nel terreno apportano diverse sfumature anche nei vini.
Punti importanti sono:
– I vigneti sono in posizioni vocate. Se il vino è territorio le grandi uve devono provenire da grandi territori. Partendo da una posizione vocata il lavoro in vigneto funziona bene con pochi interventi: la pianta si autoregola, i trattamenti sono meno frequenti e invasivi, la maturazione del frutto è resa possibile anche nelle annate più difficili.
– Quasi tutti i vigneti godono della presenza di boschi, molto importante per favorire la biodiversità.
-I vigneti derivano da selezioni massali;
– Per vitalizzare il terreno usano il sovescio autunnale (trifoglio rosso, per la maggior parte,) e un movimento sottofila per arieggiare e di conseguenza ricreare condizioni favorevoli alla vita microbiologica.
– I sistemi di coltivazione sono quello tradizionale a cappuccina, molto diffuso in questa zona per vitigni come il Friulano e il Picolit dalla forte vigoria, e guyot per il Refosco e lo Schioppettino.
La storia
Dal 2011 inizia il percorso di certificazione al biologico, anche se già dal 2005 i vigneti non sono più stati trattati con prodotti di sintesi. Si concentrano sul tentativo di coltivare una vigna sana, in grado di sopportare i parassiti e di alimentarsi naturalmente. Ciò significa che puntano allo sviluppo di un terreno ricco di humus e di un ecosistema equilibrato all’interno del vigneto.
Praticano un’agricoltura capace di rivitalizzare la terra, stimolare le piante e produrre frutti con un forte legame con il territorio.
La vendemmia dura circa un mese (da metà settembre a metà ottobre) e negli anni dove è possibile lavorare con la botrytis anche fino a fine ottobre.
Una delle priorità è arrivare a una maturazione fisiologica ottimale dell’uva: gli acini vengono assaggiati con particolare attenzione nei confronti della buccia e dei vinaccioli.
La loro filosofia prevede il vignaiolo come una parte del tutto; se la sua presenza si fa protagonista l’espressione del luogo perde importanza.